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La manipolazione delle parole del Papa sui matrimoni e le unioni civili

Nel docufilm Francesco di Evgeny Afineevsky appena presentato alla Festa del Cinema di Roma, sono state rimontate delle parti di frasi del Papa tratte dall’intervista della vaticanista Valentina Alazraki per l’emittente Televisa, trasmessa in Messico il 28 maggio 2019, con due grossi stravolgimenti. Vediamoli in modo chiaro e preciso.
La prima manipolazione delle parole del Papa riguarda il diritto di un ragazzo con orientamento omosessuale a rimanere nella propria famiglia, ma soprattutto a essere considerato dai propri genitori, parenti e amici come persona, figlio di Dio e sua immagine. Come persona destinata alla vita eterna e alla gioia possibile sulla terra, persona che non deve essere dileggiata o calunniata. Già questa prima frase – nella versione offerta dal film – è risultata stravolta: si è parlato di un diritto alla famiglia come se fosse il diritto a formare una famiglia. Non dimentichiamo che in America Latina (il Papa in realtà ha pronunciato quelle parole di fronte a una giornalista messicana) ancora molti giovani con orientamento omosessuale sono allontananti dalla casa. Queste, invece, le parole del Papa: «Las personas homosexuales tienen derecho a estar en familia; son hijos de Dios, tienen derecho a una familia. No se puede echar de la familia a nadie ni hacerle la vida imposibile por eso» («Le persone omosessuali hanno diritto a stare in famiglia; sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia. Non si può cacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile per questo»).
La seconda manipolazione delle parole del Papa riguarda la cosiddetta legge civile (ley civil) sulle unioni civili omosessuali, che fu il tentativo operato da Papa Francesco, quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires, di opporsi alla equiparazione tra matrimonio naturale e unione tra persone dello stesso sesso, attraverso il riconoscimento di diritti essenziali e, purtroppo non ascoltato, indicava appunto l’alternativa di una forma di tutela distinta e specifica. Ecco le parole usate dal Papa: «es una incongruencia hablar de matrimonio homosexual» («è una incongruenza parlare di matrimonio omosessuale»), piuttosto invece: «lo que tenemos que hacer es una ley de convivencia civil; tienen derecho a estar cubiertos legalmente. Yo defendi eso» («quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile; hanno diritto di essere coperti legalmente. Io ho difeso questo»). Insomma sì ai diritti civili (o unioni civili), ma niente confusione col matrimonio.
Per capire definitivamente e semplicemente il pensiero di Papa Francesco, d’altronde, basta leggersi cosa scrive nella sua enciclica Amoris laetitia, al numero 251: “…«circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia»; ed è inaccettabile «che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso»”.
Parole molto chiare, per cui dispiace che ancora una volta si sia cercato di manipolare il suo pensiero e il suo magistero.
Come ha ben spiegato il quotidiano Avvenire lo scorso 2 novembre, la Santa Sede non ha commentato pubblicamente le parole di papa Francesco raccolte nel documentario, ma la Segreteria di Stato, per espresso desiderio del Papa, ha inviato una lettera circolare ai nunzi apostolici sparsi nei cinque continenti con l’indicazione di girare ai vescovi dei Paesi in cui svolgono la loro missione un «breve scritto» che ricostruisce il contesto di quelle parole del Pontefice che «hanno suscitato, nei giorni scorsi, diverse reazioni e interpretazioni». Scopo della nota è di offrire «alcuni elementi utili, nel desiderio di favorire, per Sua (di papa Francesco, ndr) disposizione, un’adeguata comprensione delle parole del Santo Padre».

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