dal 1953 la voce di San Gaspare nel mondo
Il vero tesoro della chiesa

Di Nicola Antonio Perone
«Lei parla della Provvidenza di Dio, la quale non è mai mancata e sta bene. E ringraziamo Iddio anche per un’oncia di pane. Io parlo della carità, la quale si adatta all’umana debolezza. Santa Chiara di Assisi aveva un giorno mezza pagnotta e non più. La Santa allora prega il suo Dio e comincia a distribuire quel poco di pane, e il pane bastò per cinquanta monache ed avanzò. Il Nostro Venerabile (Gaspare del Bufalo) scrisse a don Biagio Valentini di benedire le pietre ed egli così avrebbe avuto la Provvidenza. Ubbidì ed ebbe quel giorno stesso il cibo necessario. I santi ci danno lezione di carità fino ai miracoli, senza mancare di fiducia, anzi accrescendola, nella stessa carità»1.
Spesso ci chiediamo come i santi possano compiere miracoli, e Giovanni Merlini, scrivendo nell’ottobre del 1860, risponde a questa domanda in un modo molto semplice quanto profondo, poiché pone al centro di tutto il vertice dell’unione tra Dio e l’uomo: la carità. La carità infatti permette al divino di scendere sulla terra e all’umano di salire fino al cielo, e il segno di questo prodigio sono proprio i miracoli, eventi straordinari che si concretizzano nell’ordinarietà della vita dei santi.
La situazione riportata infatti da don Giovanni è legata ad un bisogno primario di ogni essere umano, e cioè il cibo. È interessante notare come moltissimi miracoli operati da Cristo e dai santi siano proprio legati a questa necessità basilare che ci accomuna, sino a giungere al miracolo più grande che è quello dell’Eucarestia, dove il nutrimento del corpo diviene il punto più alto dell’intima unione con Dio. I santi dunque non hanno fuggito i problemi del mondo, ma li hanno guardati ed affrontati con uno sguardo ed un approccio intrisi della carità, la virtù che spinge ad avere gli stessi sentimenti di Cristo, riconoscendosi poveri di tutto e dunque affidandosi totalmente alle braccia del Padre, certi che egli provvederà ad ogni cosa per il bene dei suoi figli.
Ed ecco quindi i numerosi miracoli, come le moltiplicazioni, i quali, a partire dallo stesso Cristo, hanno accompagnato tutta la storia della Chiesa attraverso le vite di numerosi santi. È sempre Dio a compiere il miracolo, ma l’uomo diviene il luogo privilegiato nel quale Dio opera all’interno della storia. Noi uomini infatti, quanto più esercitiamo la virtù della carità, tanto più permettiamo a Dio di incarnarsi quotidianamente nella nostra vita e in quella degli altri. Dio è Carità, come scrive San Giovanni, ed operare la carità è dunque lasciare che Dio stesso agisca. I santi hanno quindi raggiunto un tale esercizio di questa preziosa virtù da lasciare le redini della loro vita completamente nelle mani del Signore. I miracoli infatti attestano la santità di una persona, poiché mostrano come quest’ultima si sia lasciata possedere completamente dall’amore di Dio, e questa meta non è riservata ad una élite ristretta di pochi eletti, ma è la chiamata universale rivolta a ciascuno di noi.
È bello notare come la carità operata dai santi divenga un tesoro del quale beneficia tutta la Chiesa, favorendo l’azione dell’amore divino anche nella vita di altre persone. La carità dei santi è seme di altri santi, e così vediamo che Santa Chiara e San Gaspare divengono un esempio per il Merlini, il quale attinge dai loro insegnamenti per permettere a Maria de Mattias di crescere nella carità e raggiungere le vette della santità. È proprio vero quando San Lorenzo affermava che il tesoro della chiesa sono i poveri, coloro che, come dice don Giovanni, non mancano mai di fiducia nella Provvidenza di Dio, consapevoli di non possedere nulla se non la carità di un Padre nei celi che ha tutto.

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