Di Nicola Antonio Perone

Come all’inizio di ogni tempo liturgico forte, anche quest’anno noi seminaristi, per predisporci interiormente a vivere in modo intenso e sempre nuovo il Natale, abbiamo vissuto l’esperienza del ritiro di Avvento. Questi ritiri sono tappe fisse durante l’anno per fermarsi, ascoltare silenziosamente il Dio che ci abita e dedicarsi ad una riflessione più profonda riguardante il tempo che si sta vivendo.
Il nostro seminario ha vissuto quest’esperienza nel fine settimana della prima domenica di Avvento, entrando sempre più all’interno dell’immenso mistero natalizio dell’Incarnazione.
Ma che senso ha ripetere costantemente questi momenti di ritiro sempre negli stessi periodi? Infatti, con il cominciare della Quaresima o dell’Avvento, subito siamo introdotti in questi giorni di riflessione, ogni anno, molto spesso anche con simili modalità.
Qual è allora il fine dell’ascolto silenzioso e quali frutti si spera di ricavarne ogni volta? Questa domanda è fondamentale per chiunque intraprende alcuni giorni di ritiro o d esercizi spirituali. Domandarsi il senso di ciò che si compie è proprio solo dell’essere umano, e la ricerca di Dio non può escludere questa domanda, anzi la suscita.